Chiusura del semestre di presidenza UE

Ieri si è definitivamente concluso il semestre italiano di guida dell’Unione Europea, in un’aula semideserta, proprio a rappresentare quella che era ed è la considerazione delle istituzioni europee per tale mandato: una formalità. Il nostro ex Presidente del Consiglio Enrico Letta aveva citato più volte nei suoi discorsi alle camere la possibile svolta che poteva arrivare in questi 6 mesi di presidenza italiana. Le molte, forse troppe, aspettative messe in atto dalla politica (forse dal PD stesso) e dai media in questo semestre, avevano realmente fatto pensare che dalla presidenza italiana e progressista, sarebbero potuti derivare molti benefici, soprattutto in materia economica. Invece no. Molto probabilmente la scelta sbagliata di smantellare completamente il progetto iniziale di Letta e i numerosi impegni in materia di riforme economiche ed istituzionali del nostro Paese, hanno sicuramente inciso negativamente nel rendimento alla presidenza di Renzi. Nonostante ciò, il nostro primo ministro è riuscito ugualmente a portare a casa un buon risultato.

Negli atti ufficiali si torna a parlare finalmente, oltre che di bilancio, anche di crescita e occupazione. Lo stesso Juncker, presidente della commissione europea, specifica comesenza l’Italia alla presidenza sarebbe stato molto più difficile avanzare rapidamente sul piano degli investimenti.

Ma la novità più importante sarà la “comunicazione sulla flessibilità” adottata dalla UE.

Ed è grazie a tale riforma che proprio l’Italia potrebbe essere non obbligata a fare una manovra correttiva entro marzo.

La novità prevede che ai paesi che faranno le riforme sarà dato più tempo per mettere a posto i conti, soprattutto tenendo conto dell’ampiezza e dell’efficacia delle riforme, per permettere di ritardare gli obiettivi previsti ogni anno di risanamento, riduzione del debito e del deficit, soprattutto per i paesi in condizione di recessione. Insomma un sostegno molto più ampio di prima per dare la possibilità ai paesi in crisi di rimettersi in pista dando maggiore flessibilità ma accertandosi ugualmente che ci siano le riforme.

Questo è un importantissimo risultato, portato a casa non soltanto grazie a questo semestre di presidenza italiana, in cui i temi di crescita, flessibilità e occupazione sono stati messi in primo piano dal nostro presidente, ma è una vittoria dei socialisti e della sinistra europea, poichè tale risultato è stato raggiunto anche grazie all’importante contributo del commissario francese all’economia Moscovici, che ha innestato un forte cambio di rotta rispetto alle politiche di forte austerity del suo predecessore finlandese Katainen.

Ma anche tanti altri piccoli grandi risultati portati a casa da questa presidenza, come l’accordo su clima ed energia e i meccanismi automatici di lotta all’evasione,  solo per citarne qualcuno.

Insomma, crediamo che ci sia da essere abbastanza soddisfatti. Sull’economia probabilmente (se non quasi sicuramente) si poteva incidere di più. Tornare a parlare di flessibilità e crescita, essere meno preoccupati di tabù come “debito” o “deficit” in Europa sembrava un miraggio, ora sono i punti cardine del nuovo progetto europeo da cui ripartire.

 

Antonio Napoletano

 

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